Quattro fotogrammi dalla terza di Serie A: chi scappa, chi inciampa, chi perde i propri riferimenti. E un’idea di calcio pragmatico che torna a dettare il passo

A metà settembre, la Serie A ha già preso un indirizzo preciso. Tre partite non fanno una stagione, ma raccontano umori, slanci, piccole crepe. Questa terza giornata, chiusa tra conferme e scricchiolii, ci consegna quattro fotogrammi nitidi: indizi più che verdetti, utili per capire dove stanno andando le big e cosa potrebbe succedere a breve.
La fotografia del vertice è semplice: Napoli e Juventus sono a punteggio pieno e danno l’idea di sapere perfettamente cosa vogliono essere.
Il Napoli non ha smarrito la propria verticalità, spingendo forte sulle corsie e capitalizzando un possesso più verticale che estetico: non sempre dominante, ma concreto.
La Juventus, al contrario, ha ritrovato un ordine mentale che si traduce in una feroce gestione dei momenti: poche concessioni, margini risicati, partite messe in ghiaccio con la pazienza di chi conosce il mestiere. In comune c’è l’impressione che entrambe abbiano un piano chiaro e una condizione già accettabile: dopo tre turni, è spesso ciò che fa la differenza.
Inter, la salita vera è psicologica: perché Chivu già a rischio
Il rovescio della medaglia è a tinte nerazzurre. L’Inter è inciampata su sé stessa e, più che i numeri, colpisce l’impressione di fragilità. Qui la questione supera il campo: quando scegli un allenatore giovane, la scommessa non è solo tecnica. Serve un contesto che lo protegga, filtri la pressione e spieghi i passaggi a vuoto come fisiologici.

Capitolo Roma e Lazio: entrambe sconfitte, entrambe con grattacapi davanti. La notizia, qui, non è solo il passo falso, ma gli infortuni che hanno tolto ossigeno ai rispettivi reparti offensivi. Castellanos e Dybala dovrebbero mancare entrambi, e rischia davvero di essere un derby in tono minore, giocato più sulle transizioni e sullo stato d’animo che sulle invenzioni dei singoli.
E poi c’è l’altro tema che riporta tutto a Milano: è tornato il corto muso di Allegri. Partite pulite, spartito minimalista, vantaggi difesi con cura maniacale. Puoi chiamarla freddezza, maturità o cinismo; resta uno stile di governo del risultato che, in Serie A, paga quasi sempre. Per il Milan va benissimo così.
La chiusura della terza giornata, insomma, lascia una sensazione chiara: in cima c’è ordine, sotto c’è rumore. Napoli e Juventus mettono punti e abitudini; l’Inter cerca la bussola; Roma e Lazio devono riorganizzarsi senza i propri riferimenti offensivi. Tra sette giorni molte percezioni potrebbero cambiare, ma intanto la mappa è questa. E non è poco.